Parco Adamello-Brenta: parte l’informazione sui grandi carnivori

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Parco Adamello-Brenta: parte l’informazione sui grandi carnivori

La Direzione del Parco Adamello-Brenta, nei confronti dei grandi carnivori, è stata spesso criticata da diverse associazioni animaliste, Lav in testa, di non informare chi ci vive, ci lavora o ci si reca solo per turismo. Così per alcune stagioni sono state date informazioni al pubblico, da alcuni appartenenti all’associazione stessa. Informazioni molto personali e spesso inquinate da orientamenti prettamente animalisti e buonisti. Nel frattempo però il Parco, sospendendo tale attività, aveva già messo mano a un progetto molto dettagliato per fornire informative ufficiali proprie. Non dimentichiamo che già nel 2024 aveva prodotto un corposo opuscolo con informazioni riguardanti precauzioni da adottare prima di un eventuale incontro e il comportamento “tipo” da tenere nel caso di un incontro vero e proprio, molto particolareggiato visto che contemplava i casi nei quali si fosse con cani accanto o senza eccetera. Ma in questi giorni ha fatto seguito un’ulteriore approfondimento dei punti ancora rimasti in sospeso. A chi ha mosso accuse di immobilismo vorremmo dire che un conto è scrivere un foglietto da distribuire ai turisti da parte di personale di associazioni private, e un conto è ufficializzare informazioni e portarle all’attenzione in maniera professionale sia nei contenuti sia nella maniera di proporle. Ecco quindi che si stanno ponendo, nei luoghi preposti all’ingresso nei territori del Parco, opportuni pannelli con numerose e capillari informazioni su diversi e possibili contatti con questi animali. Alla base c’è uno studio in collaborazione con l’Università di Sassari e Cà Foscari di Venezia, sui diversi approcci delle singole persone e categorie di frequentatori. Seguirà un testo “Coesistenza con l’orso” che verrà a breve messo a disposizione del pubblico. Saranno poi realizzati 8 numeri di una newsletter “i nuovi fogli dell’orso”, di cui uno già fruibile, per amplificare i comportamenti giusti da osservare, coadiuvati però, da una maggiore conoscenza delle nuove osservazioni ed esperienze del mondo scientifico con le sue relative ricerche. Si continua con un progetto tutorial che si comporrà di 10 videoinformativi su eventuali incontri. Poi ancora incontri con sindaci, personale del Parco, lavoratori del luogo, scuole, bambini e associazioni, con videopubblicazioni sul web, oltre a strumenti cartacei come le riviste semestrali del Parco. Un passaggio, alla fine del comunicato che ha annunciato queste iniziative, ci ha particolarmente colpito. Ovvero la “laicità”, così definita dal Parco stesso, che chiarisce “che ogni situazione connessa alla presenza dei grandi carnivori deve essere comunicata evitando interpretazioni faziose pro o contro”. Quindi il non ripetersi di episodi di condanna totale o protezione assoluta nei confronti di fatti gravi. L’ultima novità comunicata è un progetto ambizioso attualizzato con tecniche recenti nel campo dell’individuazione di intrusioni di animali predatori in luoghi particolarmente pericolosi per loro, per le persone e gli animali domestici: si tratta di dissuasori acustico/luminosi, da porre dopo studi di fattibilità, per tutelare malghe e animali al pascolo specialmente durante l’estate, quando gli animali (mucche, pecore, capre e cavalli), sono maggiormente all’aperto e in zone disabitate particolarmente soggette a predazioni. Questa iniziativa è in collaborazione con l’Associazione Allevatori Val-Rendena, l’Anare (Associazione Nazionale Allevatori bovini di razza Rendena) e l’Associazione Cacciatori Trentini. Anche il Presidente del Parco, Walter Ferrazza, e il Direttore Matteo Viviani, hanno mostrato particolare interesse nel progetto che, dopo una fase sperimentale che comporterà l’assuefazione del bestiame a questi dissuasori (trattandosi di suoni e luci atte a spaventare e mettere in soggezione eventuali orsi e lupi), potrà essere effettivamente applicato sul territorio per raccogliere i risultati pratici nella diminuzione delle predazioni. Che, non dimentichiamo, non possono rimanere come un “sacrificio inevitabile” per i vari allevatori. L’alpeggio è una delle massime manifestazioni di tipicità dell’ambiente alpino, che procura lavoro e prodotti di qualità conosciuti in tutto il mondo, ma anche il perpetuarsi di una tradizione che ha tenuto viva la montagna e che non dovrà mai essere sacrificata per eventuali derive animaliste. Più volte abbiamo chiarito che noi in questo campo ammettiamo solo la gestione supportata dalla scienza e dalla conoscenza. Tutto questo è stato poco apprezzato dalla Lav, la quale ha ribadito che invece nel Parco si dovrebbe intervenire sulle “migliaia di mangiatoie sparse sul territorio” che viziano gli orsi che poi andrebbero per cassonetti. Rispondiamo a queste false informazioni dicendo che il Parco stesso denuncia l’esistenza di non più di una decina di mangiatoie, che sono rifornite solo nel periodo in cui l’orso è in letargo e che le eventuali miscele con cui sono rifornite non c’entrano nulla con il cibo dei cassonetti. Per cui non possono proprio creare dipendenza nei confronti di questi ultimi.

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Fonte: armietiro
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