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Mantova: quando i ragazzini tirano fuori la pistola
Nei primi giorni di dicembre in provincia di Mantova un ragazzo di 17 anni, italiano di seconda generazione, nel corso di una discussione con un coetaneo della stessa etnia ha inaspettatamente estratto una pistola, l’ha infilata in bocca al rivale e premuto il grilletto.
Il caso vuole che il proiettile sia uscito dalla guancia, pare lesionando solo la mandibola.
Media violenti, modello criminale e devianza giovanile
Ovviamente gli interrogativi che sorgono immediati sono numerosi e preoccupanti.
Davvero ormai è così diffusa l’abitudine di far ricorso alla violenza estrema anche per ragioni che presumiamo davvero futili?
Davvero il pericoloso mix tra mondo e abitudini criminali da un lato e cinema e media dall’altro ha diffuso prassi così fantasiose, come l’ipotesi di fare un uso del genere di una pistola?
Alcune manifestazioni del mondo criminale, infatti, si alimentano ormai di cinematografia e di videogiochi, al punto che non è più così facile distinguere se siano alcune radicate abitudini di certi mondi criminali ad ispirare i media oppure se sia la fantasia degli autori del cinema e dei videogame a influenzare i comportamenti di alcune tra le nuove generazioni criminali.
Insomma, che sia nato prima l’uovo o prima la gallina poco importa. La realtà con cui ci si scontra resta vittima di un’escalation di violenza e aggressività estreme, mai viste prima nell’epoca moderna.
Il fenomeno, tra l’altro, non e proprio dell’ultima ora, tanto che il noto autore Dave Grossman, di cui pressoché chiunque ha letto il celebre “On combat”, pubblicò ormai diversi anni fa un interessantissimo volume proprio su questo tema intitolato “Stop teaching our kids to kill”.
Tutti gli approfondimenti e gli avvertimenti degli studiosi, però e come spesso capita, sono rimasti lettera morta, tanto che in particolare nell’ultimo decennio abbiamo assistito alla proiezione in prima serata di un numero infinito di serial dedicati a figure criminali e delinquenziali della più svariata natura, da assassini seriali alla criminalità organizzata.
Qual è il messaggio che vogliamo divulgare? Qual è il modello che vogliamo diffondere presso i nostri giovani?
Già, perché nelle saghe televisive il criminale di turno viene quasi mitizzato, alla stregua di un eroe dell’antica Grecia che conosce e impersona concetti quali onore e lealtà.
Be’, divulgare un modello del genere equivale ad aver pianificato che di qui ai prossimi venti anni chiunque solcherà la crosta terrestre dovrà farlo all’insegna del “morte tua vita mia”, praticamente l’età della pietra.
Armi illegali ovunque
Tornando alla vicenda accaduta nel mantovano, la domanda principale però resta un’altra.
Cosa ci faceva un ragazzo di diciassette anni, italiano di seconda generazione, con una pistola al seguito sull’autobus al ritorno da scuola?
In altre parole, da dove arriva quella pistola?
La cronaca ancora non ha dato risposta esplicita al quesito.
Certo è che, se avesse sottratto un’arma eventualmente detenuta legalmente in famiglia se ne avrebbe avuto immediato riscontro investigativo e di conseguenza mediatico. In attesa della conferma, tutto fa pensare dunque che si tratti di un’arma di provenienza illegittima.
Nel corso degli anni abbiamo speso fiumi di inchiostro per argomentare, dati alla mano, come di fatto le armi impiegate a fini criminali siano praticamente solo armi di provenienza illecita.
Abbiamo pubblicato dati da fonti ufficiali che attestano come un numero enorme di armi faccia ingresso nel territorio nazionale secondo rotte vecchie e nuove: dall’intramontabile rotta balcanica fino all’invasione del mercato da parte di un numero ancora indefinito di armi che, presa la via del conflitto russo-ucraino, non raggiunge mai il più o meno legittimo destinatario e si perde strada facendo, salvo ricomparire nella cronaca nera.
Eppure la lotta palese alla detenzione di armi da parte di onesti cittadini sembra non subire nessuna battuta d’arresto.
Sempre meno armi ai cittadini
Sembra, infatti, consolidarsi sempre più un pericoloso trend di drastica riduzione delle licenze in materia di armi concesse ai cittadini.
Intendiamoci, sempre siamo stati e sempre saremo dalla parte di chi invoca serietà e severità nella valutazione delle istanze in materia di armi, ben consapevoli della delicatezza del tema.
Ma le statistiche del Ministero che abbiamo pubblicato anche di recente parlano chiaro circa la riduzione delle licenze rilasciate in materia di armi.
E le testimonianze dirette di una serie infinita di cittadini non fanno che confermare il dato: il calo delle licenze non dipende affatto da un calo di istanze volte a ottenerle, ma da una sterminata serie di dinieghi a istanze di rinnovo di titoli dei quali il cittadino era in possesso in molti casi da decenni.
Non solo porti di pistola per difesa, storicamente concessi in numero davvero esiguo per ragioni condivisibili, ma addirittura dinieghi a rinnovi di licenze per uso sportivo, giustificati in forza di fatti risalenti addirittura a epoca precedente al primo rilascio… per fare un esempio concreto, l’ipotesi dì una lite tra vicini con reciproche querele, poi ritirate, risalente all’inizio degli anni ’90, primo rilascio a metà degli anni ’90 e di niego di rinnovo nel 2024…
Che messaggio ne dobbiamo trarre?
Il messaggio, come spesso capita, è che si guarda al dito e non alla luna.
Speriamo sia stoltaggine…
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Fonte: armietiro
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