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L’ombra del sabotaggio sul leone di Ladispoli
È sotto gli occhi di tutti la notizia della presunta fuga del leone maschio Kimba da un circo attendato da alcuni giorni a Ladispoli, sul litorale laziale a pochi chilometri da Roma. Dopo aver passeggiato spaesato e senza meta tra le piccole vie della cittadina è stato circoscritto, sedato e riportato a casa. Ovvero nel circo. Adesso sta nuovamente bene, tranquillo e pronto a riprendere il suo lavoro. Il fatto accaduto ha grossi punti oscuri: i carabinieri hanno visionato la presunta manomissione del lucchetto che chiudeva la gabbia circolare, per inciso circondata da una seconda gabbia di sicurezza, e il funzionamento della porta della stessa che, aprendosi verso l’interno, impedisce già per questo un’eventuale fuga di animali. Il proprietario della struttura circense ha ribadito l’impossibilità del malfunzionamento della chiusura, lucchetto compreso, accreditando ulteriormente la pista dolosa. Ricordiamo che nel maggio del 2017 lo stesso circo, denominato Rony Roller dal suo responsabile Rony Vassallo, era attendato a poche centinaia di metri da casa nostra, in una zona erbosa nell’abitato di Corcolle, a Roma. Una notte nella quale il circo rispettava il suo giorno di riposo, per cui con meno persone in giro, è accaduto un episodio analogo: due individui sono stati visti armeggiare nei dintorni delle gabbie, poi fuggiti in scooter, e due leoni si sono ritrovati fuori dalle gabbie. Fortunatamente sono rimasti nei pressi, potendo così essere ri-guidati verso la loro recinzione.
Naturalmente, guarda caso, questi fatti sono sempre stati conditi, allora e anche questa volta, dal teatrino contestatorio degli animalisti che, a suon di insulti anche verso il pubblico che aspettava di entrare per vedere lo spettacolo, continuano la contestazione dei circhi con animali. Speriamo che le indagini disposte portino all’identificazione dei responsabili, in quanto ormai non si può più parlare di casi isolati, ma di veri e propri sabotaggi fatti per portare acqua a mulini ormai ben conosciuti. E che avrebbero potuto provocare una vera tragedia se le cose si fossero messe male.
Vorremmo però innanzitutto sapere, da coloro che vorrebbero lo stop immediato di tali attività, come penserebbero di far continuare a vivere tutti coloro che ci lavorano. Ovvero chiacchiere tante, soluzioni nessuna. Se non emotive e basta. E poi come pensano che potrebbe essere la restante vita di tutti gli animali, una volta sottratti ai circhi. In uno zoo? Peggio ancora. Anche il cosiddetto bioparco di Roma, rimasto tale e quale allo zoo che era prima, li rinchiuderebbe dentro una gabbia e fine. Con la coscienza finalmente tranquilla dei vari animalisti da circo. Abbiamo anche letto che tali animali dovrebbero essere solo in Natura. Nelle savane e nei bush africani. Forse sfugge che gli animali dei circhi sono nati e vissuti in cattività da generazioni. E in Natura non vivrebbero un giorno. E che tali animali stanno meglio di quelli che vivono in Africa, lo dice il fatto che un leone in un circo, oltretutto sempre ben tenuto, curato, nutrito in quanto per lavorare deve stare assolutamente bene, vive mediamente più di venti anni. Al contrario in Natura un leone maschio, arrivato ai suoi 8-9 anni quando va bene, viene cacciato da altri più giovani e più forti. Ed è destinato a morire di fame, di malattie, infezioni e fatto a pezzi ancora vivo, da iene e sciacalli. Non avendo più la forza di difendersi.
Aggiungiamo un’ultima cosa. Moltissime persone, bambini e giovani soprattutto, non avranno mai la possibilità di fare safari lussuosi ed ecologici in Africa. Magari, ed è accaduto anche a noi, vedere da vicino (e in salute) simili animali fa nascere sogni, passioni, magari l’intenzione di dedicarsi allo studio di tali animali, scegliere magari una laurea in scienze naturali, e tante altre cose.
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Fonte: armietiro
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