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Il Parco dello Stelvio ci riprova
Una delle regole più contestate, nel momento che deve essere attuata, è senza dubbio quella degli abbattimenti di selezione degli ungulati nei parchi.
Nei riguardi del parco dello Stelvio, il suo sito spiega capillarmente le motivazioni che spingono ad effettuare un tale provvedimento, riguardo alla specie del cervo. Innanzitutto i numeri della specie presa in esame, rapportata al territorio disponibile. Parlando dei cervi, se appunto sarà la volta buona, la prima emergenza riguarda sempre la quantità troppo elevata rispetto al territorio. Ciò introduce la seconda emergenza, ovvero lo squilibrio con le altre specie presenti. Come il capriolo, che risente moltissimo la troppa pressione del cervo. Ma anche nei confronti di altri animali, gallo cedrone compreso. Si prosegue poi con il deterioramento del bosco per danni da morso. Sì, perché quando il pascolo non basta più, una popolazione troppo pressante di cervi comincia a mangiare piccoli arbusti, germogli, sottobosco, arrivando addirittura a strappare le giovani cortecce fino all’altezza che può raggiungere, alzandosi sulle zampe posteriori. Ovvero quasi 2 metri. La stessa popolazione va in deterioramento, perché la sovrappopolazione non permette una giusta quantità di alimentazione per tutti. Per cui piccoli in condizioni di scarso accrescimento, femmine non capaci di portare avanti gravidanze o, se ci riescono, deperite anch’esse per scarsa alimentazione. I maschi, non nutrendosi abbastanza, non raggiungono lo sviluppo completo producendo un calo di esemplari dominanti, incapaci di difendere un gruppo dai predatori.
Tornando ai predatori stessi, si rimarca la sopravvalutazione di quest’ultimi nella capacità di limitare il numero degli esemplari da predare. In quanto i lupi non sono capaci di abbattere animali in salute, ma solo e unicamente piccoli e qualche esemplare profondamente menomato. Il ” piano di conservazione e gestione del cervo nel Parco dello Stelvio-Trentino 2022-2026″ ha stimato una popolazione di circa 2.900 cervi solo in Val di Sole. Ma il piano ha subito già uno stop. Non dovuto a indecisioni sul progetto, come dicono le autorità di gestione del Parco stesso, bensì per organizzare, prima cosa, un centro di raccolta delle carcasse e della carne. Poi si è proseguito con la formazione dei selecontrollori che parteciperanno all’operazione. E un ulteriore progetto organizzativo per far quadrare il tutto nel miglior modo possibile. In teoria si sarebbe già stati pronti l’anno scorso, ma tutto è stato fermato dalle solite iniziative animaliste. Si farà questa volta? Attualmente i programmi prevedono, fra il 2023 e il 2024, fra i 100 e i 180 abbattimenti, inseriti nel più ampio programma che andrà in vigore fino al 2026.
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Fonte: armietiro
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