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I militari insistono: niente ricariche nei Tsn
Si fa sempre piú accidentata la strada per le sezioni del Tiro a segno nazionale che ricadono sotto la competenza tecnica, per quanto riguarda il rilascio e il rinnovo delle certificazioni di agibilitá degli impianti, del I reparto infrastrutture di Torino. Oltre agli adempimenti, particolarmente gravosi e onerosi, richiesti ad alcuni Tsn per consentire il prosieguo delle attivitá di tiro (uno su tutti Pavia, che é ormai chiuso da oltre un anno), adesso si aggiunge la circolare firmata dal colonnello comandante Mario Fabio Pescatrice, che sancisce in modo assoluto il divieto di impiego di munizioni ricaricate negli impianti chiusi a cielo aperto.
Il provvedimento, motivato con spiegazioni che riteniamo eufemisticamente pretestuose, fa riferimento al fatto che delle munizioni ricaricate sarebbe impossibile prevedere il livello di energia sprigionato e che, quindi, vi sarebbe una pericolositá intrinseca rispetto alla struttura degli impianti.
Chi ha buona memoria ricorderá che la guerra al munizionamento ricaricato era stata dichiarata una ventina di anni or sono dalla stessa Uits (all´epoca guidata da Ernfried Obrist), e che alcune sezioni del Tsn avevano assunto la decisione di consentire l´impiego delle ricariche solo se i tiratori avessero preventivamente fatto testare le loro dosi al Banco di prova.
Oggi come allora, la nostra posizione non cambia: le munizioni ricaricate (sono i fatti a dirlo, che scaturiscono dalla frequenza quotidiana sui campi di tiro e poligoni) non presentano una pericolositá significativamente superiore rispetto alle munizioni commerciali le quali, peraltro, non risultano prive di difetti, come confermato dai periodici (anche se sporadici) ritiri precauzionali disposti dalle aziende costruttrici. Anziché perdersi in elucubrazioni concettuali volte a escludere responsabilitá che nessuno pensa di attribuire agli organismi militari, sarebbe invece molto piú opportuno concentrarsi su quali effettivamente siano gli accorgimenti volti ad assicurare che, nel malaugurato caso di un incidente con le munizioni, non vi siano conseguenze innanzi tutto per i vicini di linea (altrimenti a cosa servirebbero i famigerati setti separatori?) e poi anche per il tiratore stesso. Cosa che si ottiene innanzi tutto verificando scrupolosamente che l´accesso alle linee avvenga con i dispositivi di protezione individuale indossati (occhiali da tiro e cuffie o tappi).
Il divieto di munizioni ricaricate rischia di essere il colpo fatale all´attivitá sportiva nei Tsn, le ricariche sono utilizzate infatti nella totalitá delle discipline non Issf e anche in alcuni casi nella Pgc. Nella circolare si fa peraltro riferimento alla famosa circolare ministeriale nella quale la ricarica viene dichiarata attivitá lecita: non si capisce a questo punto come possa essere una attivitá al tempo stesso legittima e impraticabile, di fatto, solo nei Tsn che sarebbero i luoghi destinati per antonomasia alla pratica di tutte le tipologie di tiro a segno. Aggiungiamo che il compito di un buon amministratore dovrebbe essere quello di trovare le soluzioni per contemperare gli opposti interessi e consentire quindi l´esercizio di tutte le attivitá oggi previste nell´ambito del tiro, anche a livello internazionale: a risolvere le questioni con un banale divieto, abbiate pazienza, son buoni tutti.
Vietare le ricariche significa di fatto azzerare l´attivitá sportiva con tutti i calibri diversi dal .22 lr. Al di lá della gravitá della decisione assunta dal comando infrastrutture (che, in ogni caso, a nostro avviso travalica le loro competenze specifiche), a fare rumore é l´assordante silenzio (che non vorremmo scambiare per acquiescenza o peggio complicitá) degli organismi della Uits, dal centro fino alla periferia. Se avete deciso di chiudere il Tiro a segno nazionale, bastava dirlo e assumersi le relative responsabilitá.
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Fonte: armietiro
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