Corridoi ecologici: un mito da sfatare

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Corridoi ecologici: un mito da sfatare

Un argomento che va per la maggiore, per bloccare la gestione della fauna con metodi selettivi, è il portare come soluzione la costruzione dei cosiddetti corridoi ecologici. Sovrappassi o sottopassi, in altre parole strutture che collegano i lati opposti delle strade, onde permettere l’attraversamento delle varie specie di fauna. Tu li fai, loro li attraversano ed è inutile fare abbattimenti perché gli animali possono irradiarsi ovunque, senza provocare più incidenti stradali. In pratica la consueta differenza tra teoria e pratica. Indubbiamente tali sistemi, che vanno presi in considerazione soprattutto all’atto di progettare e costruire una strada o autostrada e non fatti dopo, in alcuni Paesi hanno mitigato tali suddetti problemi. Parliamo delle lunghissime Highway americane o canadesi specialmente dove, per centinaia o migliaia di miglia, attraversano territori pianeggianti. Territori, tuttavia, completamente diversi dal nostro tipo di ambiente. Oltretutto bisogna considerare (qualcuno lo ha mai fatto?) che sull’autostrada del Brennero, da Verona a Bressanone, ci sono 30 gallerie e 146 sovrappassi. Ogni galleria rappresenta un attraversamento ecologico, in quanto sopra di essa c’è una montagna o collina con bosco o ambiente integro. Altrettanto sulla A24 Roma L’Aquila-Teramo ce ne sono 55, di cui alcune lunghe dai 2.000 ai 10.000 metri. Con altrettanti sovrappassi e sottopassi di viadotti eccetera. Per cui ne abbiamo già abbastanza. Simili strutture, se aggiunte dopo, oltre a costare milioni e milioni di euro, sono un’altra colata di cemento o consumo di suolo generico, attività peraltro da sempre additata come male assoluto dalle stesse associazioni animaliste e media. Il problema sta proprio qui: essendo molto difficili e costosi da realizzare, sono la scusa perfetta per l’emissione di certe sentenze, tipo quella relativa alla sospensione dell’abbattimento selettivo dei cervi abruzzesi, per ovviare al problema. Siccome non si faranno mai, vengono proprio per questo prese a scusante per interrompere, o impedire, una gestione della fauna. Ma aggiungiamo ancora che la scienza, e molti addetti ai lavori, non considerano queste strutture come la soluzione del problema. La stessa provincia di Trento, nelle persone dei suoi tecnici e di Alessandro Brugnoli, dirigente del Servizio faunistico della Provincia, non vedono una soluzione così risolutiva: il problema, amplificato dai mass media, dell’investimento di orsi e lupi sulle strade, è assolutamente esiguo come numero rispetto alle migliaia di esemplari tra cervi, caprioli, volpi e tanti altri animali minori. Brugnoli ha dichiarato che queste infrastrutture non possono essere realizzate senza valutare gli spazi disponibili. “La Valle dell’Adige, per esempio, è altamente infrastrutturata e queste opere necessitano di ettari per poter essere almeno minimamente funzionali”. Ovvero non basta farli, i corridoi faunistici, ma debbono essere posti in territori nei quali altre strutture, come strade, ferrovie, fiumi o dighe, non ne condizionino la presenza, ma soprattutto la funzionalità. Solo in questo modo possono fungere da invito alla fauna a indirizzarsi verso questi manufatti. Altrimenti sempre la fauna, ma questa è cosa nota, attraversa dove e quando decide lei. Brugnoli conclude “risulta facile dire che la permeabilità tra gli habitat diventa più fluida con queste opere, altra cosa è che ci sia il risultato atteso”. Questa diatriba ci fa la stessa impressione della fatua idea della “convivenza pacifica tra animali e uomini”. Se l’uomo lo permette, gli animali si prendono tutto. Ed è normale. E giusto. Loro non hanno il senso della lealtà verso l’uomo. Sono animali, e belli proprio per questo. Impedire uno sfoltimento delle popolazioni porta, come già accaduto in molte zone alpine dell’Ovest con i camosci, a una concentrazione eccessiva di animali con epidemie di rogna e cheratocongiuntivite. Tale e quale al problema degli stambecchi del Gran Paradiso, molto toccati da ambedue le patologie. Favorire artificialmente l’irradiamento delle specie può portare anche alla propagazione di malattie infettive, mentre la mancanza di passaggi le ferma. Altra risposta a chi vorrebbe trasferimenti in massa di animali vari. Fare è difficile, e molto. Parlare è la soluzione più praticata e facile da applicare per i sognatori e incompetenti.

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Fonte: armietiro
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