Coltelli contro la polizia di Parigi: la divisa è un bersaglio

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Coltelli contro la polizia di Parigi: la divisa è un bersaglio

A pochi giorni dall’attentato islamista di Mulhouse, dove un cittadino algerino armato di coltello ha ucciso un uomo e ferito cinque agenti di polizia, a Parigi un uomo ha attaccato con due coltelli una pattuglia di poliziotti alle 7 di mattina.

Pare che stazionasse nei pressi di una fermata dell’autobus impugnando un coltello in ogni mano e che alla vista degli agenti in avvicinamento, si sia scagliato contro di loro. Gli agenti avrebbero risposto prontamente tentando la via della forza non letale, ma dopo il malfunzionamento del Taser impiegato sono stati costretti all’uso dell’arma, neutralizzando la minaccia.

Da anni analizziamo il rischio di aggressione, soprattutto con strumenti da taglio, ai danni di chi indossa una divisa, nonostante qualche voce vorrebbe che si tacesse il fenomeno. E invece no.

La divisa è bersaglio specifico
Perché la divisa è un bersaglio specifico per chiunque voglia impressionare la popolazione: quale messaggio arriva al protetto, infatti, nel momento in cui nemmeno il protettore è al sicuro? Di essere indifeso di fronte a questa minaccia e che il suo Stato non è in grado di proteggerlo.

La destabilizzazione sociale e lo scollamento delle istituzioni, infatti, sono l’obiettivo ultimo di chi voglia minare un certo modo di gestire la convivenza sociale, un certo modo di intendere l’organizzazione di un Paese, un certo modo di vivere. Insomma, di chi intende usare il terrore come strumento per sostituire una data organizzazione statuale con il modello che vuole imporre.

E su questa strada colpire proprio chi ha il compito di proteggere è davvero una strategia pagante. Per impressionare un’intera comunità non resta che armarsi di un coltello a costo e preparazione zero, attaccare selvaggiamente un operatore della sicurezza in divisa e far circolare la notizia (e possibilmente le immagini) via web in tutto il mondo con un solo click.

Il target è facile da individuare, dato che chi veste una divisa è ovviamente costantemente distinguibile a colpo d’occhio. Non ultimo, porta un’arma, della quale nelle ipotesi più drammatiche l’assalitore potrebbe appropriarsi e aumentare esponenzialmente la propria capacità offensiva.

Per fortuna, in questo caso, l’assalitore è stato individuato e approcciato; gli agenti, quindi, erano pronti a respingere l’attacco e così è stato.

Ma il recente passato è costellato di attacchi che hanno raggiunto l’obiettivo.

Ancora Francia
Dal 2013 a oggi sono stati decine gli attacchi con coltello rivolti specificamente a operatori delle forze di sicurezza. Tra i principali:

  • il 25.05.2013 Dhaussy, neo-radicalizzatosi, attaccò una pattuglia militare alla fermata metropolitana della Dèfense ferendo un militare;
  • il 03.02.2015 Coulibaly ferì tre militari contro i quali si era scagliato attaccando la gola (il primo operatore è stato salvato dal colletto alto del giubbotto antiproiettile);
  • il 07.01.2016 Belgacem, indossando false cinture esplosive, ha attaccato con una mannaia il posto di guardia di un commissariato, la cui pronta risposta ha vanificato l’assalto;
  • il 03.02.2017 al-Hamamy ha attaccato con coltello e machete il presidio di sicurezza presente nell’atrio del museo del Louvre ferendo un militare (anche in questo caso la cui gola è stata salvata dal GAP).

E così via, in una lunga scia di eventi con caratteristiche specifiche e, soprattutto, un target specifico: le forze di sicurezza.

Come ogni problema, può essere gestito in tantissimi modi: ignorandolo, monitorandolo, intervenendo alla radice (se e quando possibile) oppure lavorando sulla riduzione dei danni nel momento in cui si verifica, nel nostro caso attribuendo alle forze di sicurezza sempre più competenze e strumenti, anche giuridici e non solo tecnologici.

Oppure ancora lavorando sia sulle cause sia sugli effetti. Una cosa però è certa: fino a che si nega l’esistenza di un problema non è possibile cominciare a gestirlo. In questo caso, lasciatecelo dire, non funziona più né insabbiare, né negare, né sminuire.

Occorre tutelare i nostri operatori.

 

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Fonte: armietiro
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