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Circolare ministeriale sulla rottamazione di armi
Con circolare prot. 0004217 del 31 gennaio 2025, il ministero dell’Interno ha diffuso a questure, prefetture, comandi generali dei carabinieri e della guardia di finanza una circolare con la quale si intende tracciare una procedura “accelerata” per smaltire il grosso delle armi giacenti presso i commissariati e le stazioni carabinieri. Stiamo parlando di quelle armi versate volontariamente per la rottamazione da quei soggetti che non intendano più detenerle, oppure confiscate in seguito a provvedimenti di divieto detenzione armi ex art. 39 Tulps.
Secondo la circolare ministeriale, essendo tali armi soggette, prima della rottamazione, al vaglio del ministero della cultura, per salvaguardare quelle di interesse storico, la procedura comporta un forte allungamento dei tempi e, conseguentemente, un accumulo di armi nei depositi presso gli uffici. Il ministero ha tuttavia osservato, nella circolare, che “per molte delle armi o parti di esse giacenti presso gli uffici/comandi di polizia può essere agevolmente escluso, ictu oculi, l’interesse storico-culturale e, di conseguenza, può essere rilasciato il nulla osta alla rottamazione senza che sia necessario il ricorso al vaglio dell’esperto della soprintendenza”. Nella circolare si afferma anche che “l’art. 32 comma 9 della legge 110/75, nell’introdurre la necessità di acquisire il parere preventivo dell’esperto nominato dalla soprintendenza per procedere alla distruzione delle armi, lo limita esclusivamente alle sole armi antiche e artistiche, significando che ciascuna forza di polizia è chiamata a selezionare le armi e loro parti da sottoporre all’esame degli esperti del ministero della Cultura”.
Nella circolare si dà quindi conto del fatto che “sono stati individuati in seno a ciascuna forza di polizia le componenti dotate delle necessarie competenze per effettuare un vaglio preliminare sulle armi e loro parti giacenti presso i rispettivi uffici/comandi e selezionare quelle per le quali possa essere agevolmente escluso l’interesse storico-culturale”.
In base alla circolare, per la polizia di Stato sarebbero competenti a effettuare questo vaglio preliminare i gabinetti regionali e interregionali di polizia scientifica; per l’Arma dei carabinieri, il personale in possesso della specializzazione di armaiolo e i nuclei tutela patrimonio culturale; per la guardia di finanza, i drappelli armamento dei reparti tecnico logistico amministrativi in sede di capoluogo di regione.
Il commento di Armi e Tiro
La circolare desta più di una perplessità e per più ragioni. Innanzi tutto, a determinare il ritardo nello smaltimento delle armi giacenti presso le forze di polizia spesso non sono lungaggini legate al parere obbligatorio dei Beni culturali, bensì i ritardi con i quali i Cerimant (le strutture militari che provvedono effettivamente alla distruzione) danno gli appuntamenti per il conferimento alle differenti questure. Questo perché i Cerimant sul territorio sono comunque pochi e pochi sono anche i macchinari idonei alla distruzione delle armi. Quindi il “tappo” che si verifica è spesso in fase di conferimento e non di vaglio culturale.
Il secondo motivo di perplessità è relativo al fatto che nella circolare si indichino solo le armi antiche come meritevoli di vaglio da parte dei responsabili dei beni culturali: al di là del dettato letterale del IX comma dell’articolo 32 della legge 110/75, esiste una specifica normativa sulla tutela delle armi prodotte anche successivamente al 1890, è appena il caso di ricordare la legge sulla tutela del patrimonio storico della prima guerra mondiale, per non parlare del fatto che tutti i beni mobili di età superiore a 50 anni sono tutelati dai beni culturali automaticamente ope legis.
Il terzo, infine, motivo di perplessità è quello di aver individuato in seno a organi prettamente tecnici o tecnico-balistici, come la polizia scientifica o gli armaioli, soggetti che semplicemente perché addestrati sulla tecnologia delle armi, abbiano per ciò stesso anche una sensibilità di tipo storico-culturale collezionistico. I soggetti in questione si prendono una bella responsabilità decidendo motu proprio il destino di armi che, in funzione di specifici punzoni o varianti, potrebbero in effetti avere un interesse per i beni culturali ancorché facenti parte di modelli di armi definibili come “comuni”.
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Fonte: armietiro
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