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Canada: liberali a picco, Trudeau si dimette
Il primo ministro canadese Justin Trudeau si è dimesso sia dalla carica di premier, sia dalla carica di leader del partito liberale. Resterà, tuttavia, a capo del governo fino a marzo inoltrato, per consentire ai vertici del partito di nominare un nuovo leader in vista delle elezioni federali. Queste ultime sarebbero state previste per ottobre 2025 ma adesso, verosimilmente, saranno anticipate a questa primavera.
Il primo ministro in carica ha chiesto che il parlamento “resti sospeso” fino al 24 marzo proprio per dare tempo ai liberali di scegliere il volto che affronterà Pierre Poilievre, leader del partito conservatore, al voto. Al momento il centrodestra è in netto vantaggio nei sondaggi (44,2 per cento contro il 20,2 per cento dei liberali), e la popolarità di Poilievre è ai massimi storici.
La crisi politica è iniziata quando il ministro delle Finanze del governo Trudeau, Chrystia Freeland, ha presentato le proprie dimissioni prima della presentazione dei risultati economici di bilancio dell’ultimo periodo, che hanno evidenziato un aumento esponenziale del deficit statale fino a 62 miliardi di dollari canadesi (circa 41 miliardi di euro). Nella settimana seguente, Trudeau ha effettuato un rimpasto di governo sostituendo 8 dei 35 ministri, senza tuttavia riuscire a sanare la crisi interna alla compagine Liberal, tanto è vero che i primi a chiederne le dimissioni sono stati alcuni parlamentari del suo stesso partito. Al di là dei contrasti interni alla maggioranza di governo, è proprio la popolarità presso i cittadini a essere in caduta libera, principalmente a causa della crisi economica legata al carovita, alla quale si aggiungono le preoccupazioni per la possibilità di dazi sui prodotti provenienti dal Canada, che saranno verosimilmente introdotti dal governo Trump per il mercato statunitense.
Per quanto ci riguarda più da vicino, il governo Trudeau è quello che, con un colpo di mano nel maggio 2020, ha deciso di mettere al bando oltre 1.500 modelli di armi ritenuti “d’assalto”, avviando un costosissimo programma di riacquisto statale che, tra proroghe e difficoltà operative, non solo è ben lungi dall’essersi concluso ma addirittura non è neppure iniziato.
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Fonte: armietiro
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