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Altro attacco da parte di un lupo
Molti ricorderanno i ripetuti attacchi di una lupa, con Dna rilevato dall’Ispra constatandone l’appartenenza alla specie suddetta senza ombra di dubbio e assolutamente selvatica, nei pressi di Vasto, in Abruzzo. Sull’omonima spiaggia furono ripetuti i tentativi di attacco, anche con ferite riportate dagli aggrediti. Non stranamente, coloro che furono bersagliati erano bambini. Ebbene, la sera di ferragosto, una famiglia ha piantato una tenda da campeggio in una località posta tra Finale Ligure e Spotorno, definita Le Manie. In una zona boscata notoriamente abitata da fauna selvatica, tra cui diversi lupi. Mentre la madre del bambino interessato dall’episodio era su un promontorio, tenendo in vista il figlio, più in basso, si è avvicinato un lupo a cui il bambino inizialmente ha fatto un video, reperibile su Facebook. Successivamente, visto che il lupo (sussistono pochi dubbi sull’identificazione della specie) ha cominciato a fare brevi tentativi di attacco, il bambino si è spaventato e si è messo a gridare alla madre di cacciarlo via. Alle urla della madre il lupo ha attaccato davvero, il bambino è caduto rialzandosi prontamente e fuggendo. Cosa che a questo punto ha fatto anche il lupo. Attualmente né i Carabinieri Forestali né altre autorità della zona hanno chiarito ulteriori particolari, o riferito di successive indagini. Possiamo soltanto ricordare ancora a chi insiste nell’attribuire ai lupi attuali comportamenti appartenenti a lupi di quasi 100 anni fa, che la specie altamente intelligente ha ben capito che l’uomo, episodi recenti insegnano, non rappresenta più quel pericolo che rappresentava allora. E i genitori lupi di oggi, ma anche di ieri e l’altroieri, lo hanno ormai imprintato ai cuccioli che non ci vedono più come pericolo. Ancora una volta ricordiamo l’assoluta tranquillità con la quale i lupi scendo nei paesi, nei pressi degli ovili con uomini presenti. E specialmente vicino ai cacciatori stessi che dovrebbero rappresentare per loro il pericolo più grande. Quindi non vediamo proprio come ci sia ancora qualcuno che continua a spargere la favola del lupo che teme l’uomo. Visto che non temono nemmeno l’uomo visivamente “cacciatore armato”. Tempo fa fu resa nota una ricerca, con successiva immediata “sepoltura” per non allarmare i lettori, di Valerius Geist, professore di scienze ambientali all’Università di Calgary, in Canada. Che di lupi se ne intendono. Il professore ricercatore, scomparso nel 2021, aveva realizzato una scaletta di 7 punti in cui prendeva in esame l’escalation del lupo. Saltando i primi due, perché ormai ampiamente constatati, passiamo al terzo che diceva che il lupi si cominciavano a vedere anche di giorno: osservando gli uomini, imparando, assimilando i suoi comportamenti al punto tale da saper anche aprire i cancelli, come molti cani. Il quarto “livello” prevede ripetuti attacchi a cani e animali da cortile, di giorno e in presenza di umani. Anche questo ormai normale. Il quinto: attacchi ripetuti ad animali di allevamento di giorno, anche inseguiti. Il sesto con continui test di avvicinamento fatti con l’umano facendosi vedere, dando colpetti, pizzicotti senza aggredire, vedendo quali sono le reazioni. Il settimo lo contraddistingue con “è troppo tardi”. L’attacco all’uomo, in tempi e modi convenienti per il lupo, diretto e premeditato. Uno stadio che può apparire lontano. Ma molto da considerare alzando la soglia di attenzione per chi vaga da solo, spesso in zone sconosciute, senza mezzi di difesa, o con possibilità di incidenti invalidanti. Che potrebbero farne subito una preda inerme. Il fatto che spesso sono state vittime i ragazzini, vedi Vasto e adesso Finale Ligure, evidenzia che il lupo stabilisce a vista la minore pericolosità dell’umano bambino. Quindi una scaletta ancora in salita, che la sua intelligenza sta vagliando. Morale: lupi, orsi, cervi, stambecchi, volpi e tutto il creato sono bellissimi, ma devono restare lontani dall’uomo. Perché ne devono avere paura, per salvarsi la pelle. E di conseguenza la nostra. Attendiamo le prossime puntate.
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Fonte: armietiro
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