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Cervi in Abruzzo: il Consiglio di Stato sospende gli abbattimenti
Ci credereste? Il Consiglio di Stato con la Sesta sezione ha sospeso il provvedimento con cui i cervi negli Atc abruzzesi selezionati sarebbero stati sottoposti ad abbattimenti selettivi. Non vogliamo ricordare tutto quello che abbiamo già detto. Quello che ci colpisce è l’assurdità, tutta italiana, tale per cui non c’è ambito in cui le decisioni non siano prese da chi poco o nulla sa dell’argomento. Infatti il Consiglio di Stato, del quale non mettiamo in dubbio la capacità di saper dirimere problemi legali o giuridici, ci permettiamo di presumere che sappia ben poco di gestione della fauna né dei suoi relativi problemi legati a una eccessiva presenza sul territorio. Prova ne è che tra le motivazioni addotte per la sospensione del provvedimento di abbattimento, si legge che “La Regione può comunque valutare, coerentemente con la responsabilità civile sulla stessa gravante, l’adozione di misure per la prevenzione di incidenti stradali, come l’apposizione di recinzioni e la realizzazione di attraversamenti faunistici”.
Parallelamente le associazioni animaliste, che ancora una volta esultano per vedersi riconosciute le proprie fandonie (portate a spalla anche da numerosi personaggi dello spettacolo perché fa tanto bene alla propria immagine dire no a tutto), come spesso ribadito non sono assolutamente enti scientifici di ricerca, muovendosi soltanto per emotività travasata ai propri simpatizzanti per interessi di basso livello. Come quello, espresso più volte, di favorire la promiscuità dei cervi nei paesi e dintorni, per renderli visibili, come pubblica il Wwf portando le parole delle associazioni coinvolte, “ai milioni di turisti che ogni anno affollano la regione attratti dalla sua natura e dagli animali selvatici che li popolano”. Chiariamo che i turisti, proprio perché turisti, gli animali veramente selvatici non li vedranno mai. Perché i suddetti non sono così visibili come si pensa. Al contrario, il riferimento è ai cervi “pecora” che pascolano nei paesi, che di selvatico non hanno proprio nulla. Bell’esempio di protezione della fauna. Praticamente ripristinano zoo all’aperto e circhi, che loro stessi osteggiano in tutti i modi. Ma certo i soldi con i turisti bisogna pure farli in qualche modo. In un prossimo futuro, anziché parlare di specie estinte dai cacciatori, potremo finalmente parlare delle tante specie estinte dall’animalismo viscido.
Ma parliamo anche di un altro tema ricorrente delle associazioni animaliste: quello secondo il quale cervo, orso, lupo sono continuamente venduti come “simbolo” dell’Abruzzo. Bene, se guardiamo la storia a ritroso sia della regione sia del popolo abruzzese, questi tre animali non sono manco per niente “simboli”. I cervi sono arrivati da poco, storicamente erano poco o nulla presenti in passato. Orsi e lupi hanno sempre rappresentato un pericolo, ma soprattutto la fame per le popolazioni povere dell’Abruzzo. Al contrario, per chi vuole indagare, fin dal Neolitico, la svolta per la sopravvivenza al popolo abruzzese fu la formazione di comunità pastorali con inizio del fenomeno della transumanza. Facendo nascere comunità di “guerrieri-pastori” (non lo dite al Wwf e company). E tutte le popolazioni locali, come gli Equi per esempio, continuarono a vivere di caccia, di pastorizia e agricoltura, realizzando strade e tratturi che già allora arrivavano nella Puglia foggiana, parlando ancora di transumanza. Il popolo abruzzese è sempre sopravvissuto con una economia pastorale, ed è sopravvissuto agli inverni particolamente freddi e alla povertà delle coltivazioni proprio perché ha avuto una grande compagna, questa sì che è stata la sua salvezza e il suo simbolo. Ed è la pecora. Le popolazioni, isolate dalle montagne, hanno avuto questo grande alleato. Né orsi, né lupi e men che mai proprio i cervi. Che oltretutto, se c’erano, erano abbondantemente e giustamente cacciati per la carne.
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Fonte: armietiro
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