Mi manda Rai 3 sui cervi d’Abruzzo

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Mi manda Rai 3 sui cervi d’Abruzzo

Teatro dello scontro su “Mi manda Rai 3” del 27 ottobre, condotto da Federico Ruffo, l’abbattimento dei cervi abruzzesi. Il programma ha meritato la nostra attenzione per diversi motivi, a partire dal fatto che per illustrare la vicenda siano stati utilizzati Wapiti americani invece che cervi nostrani. Vabbé.

È stato un “dibattito” uno contro quattro, più il conduttore, palesemente schierato, che interrompeva di continuo il presidente Federcaccia Massimo Buconi. Sono stati mandati in onda anche i pareri di Piero Genovesi dell’Ispra, spezzoni di poche parole a servizio di quello che si voleva far figurare. È anche significativo che, a fronte di curricula roboanti, in realtà nessuno degli ospiti invitati lavora alla gestione della fauna selvatica, con l’eccezione ovviamente dello stesso Genovesi.

Accanto a Buconi, a cui riconosciamo notevole coraggio ad affrontare in codesta minoranza il confronto, solo alcune parole dette da Emanuele Imprudente, Vicepresidente della Giunta Regionale, a sostegno della gestione dei cervi. Il dibattito è stato all’inizio incentrato anche sui cinghiali in sovrannumero. L’esordio è spettato al professor Andrea Mazzatenta, il quale ha asserito che le matriarche nei branchi di cinghiali controllano l’estro delle altre femmine, riproducendosi solo loro. Ne conseguirebbe che, abbattendo le anziane, le altre femmine si possono dare alla pazza gioia riproduttiva, aumentando i numeri. Il tutto per dire che la caccia è controproducente. L’osservazione da parte dei cacciatori, che la loro parte di osservazione della fauna “dal vero” possono dire di averla, evidenzia tuttavia che in ogni branco di femmine sempre tutte, ribadiamo tutte, hanno i piccoli. Per cui la matriarca guida il branco, ma non controlla di certo l’estro. Buconi ha dovuto sopportare l’animalismo più penoso, infantile e Disneyano, quello di Vladimir Luxuria. Che a forza di “Bambi”, di espressioni di orrore nei confronti dei prezzi stabiliti dalla regione per l’abbattimento dei capi (che i cacciatori si accollano, oltre a tutte le spese per fare il lavoro per la comunità), ci ha solo fatto domandarci cosa ci facesse lì.

L’intervento di Francesco Pedretti, membro del comitato scientifico del Wwf, paradossalmente ha avuto il pregio di far sentire finalmente la verità: che il motivo per il quale non si possono effettuare abbattimenti nei parchi (sintetizziamo) è perché “la gente va in Abruzzo e vede i cervi per la strada, va al Parco del Gran Paradiso e vede gli stambecchi”. Questo sì che è parlare chiaro. Continuiamo a mantenere una sovrappopolazione di versioni abuliche e tutt’altro che selvatiche delle razze sopradette perché… la gente porta i soldi. Il turismo prima di tutto. Turismo consumistico, non naturalistico “vero”. Dove è, nelle situazioni accennate da Pedretti, la biodiversità e la selvaticità, primo requisito per definirla fauna selvatica? Quindi “l’orrore” per l’abbattimento dei cervi è solo economico. La pietà non c’entra nulla. E la sovrappopolazione di cervi, daini, cinghiali eccetera non si risolverà mai se non si interverrà anche nei parchi.

Il meglio però l’ha dato l’etologa Chiara Grasso, dicendo che gli incidenti stradali accadono perché è la strada che attraversa il bosco e che la caccia (ma che c’entra?) ha provocato 220 morti in 10 anni. E che ne dice Chiara, solo nel 2023, di 98 morti per gli sport della montagna, 350 annegati nel mare, 3.039 morti per incidenti d’auto, 222 per droga e “solo” 17.000 per alcolismo? Poi conclude che uccidere i cervi è togliere da mangiare a orsi e lupi. Anche qui, quando non si frequenta… I lupi se predano cervi lo fanno solo con piccoli o giovani dell’anno, perché femmine in branco e maschi sono molto pericolosi. Lo dicono le ricerche. E loro, i lupi, questo lo sanno. Meglio pecore, cani e gatti. L’orso farebbe altrettanto, ma preferisce erba, frutta, miele, insetti, pecore, cassonetti, carcasse e raramente qualche piccolo. E questo lo dite voi stessi in ogni trasmissione per controbattere che non sono un pericolo per l’uomo. Emanuele Imprudente invece dice che solo quest’anno la regione ha pagato 4,5 milioni di euro di danni per i cervi. Ma si sorvola subito su questo. E in ultimo per favore…professori, animalisti, ex presidenti bioparco, etologi vari: date un occhiata, tanto per non fare brutte figure, a quello che dice l’Ispra sugli abbattimenti selettivi: si fanno tassativamente per classi di età. Stesso numero di piccoli, stesso di femmine, di maschi adulti e sub adulti. Sempre così. E accade in tutta Italia da decenni. E si paga altrettanto dappertutto a seconda del capo. Buona lettura.

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Fonte: armietiro
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