Cinghiale attacca e uccide un cacciatore

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Cinghiale attacca e uccide un cacciatore

È accaduto nella zona di Cuneo, precisamente nei boschi di Vicoforte. Un cacciatore pensionato di 74 anni, Giuseppe Cappellino, era disarmato per un recente infortunio e insieme a un suo amico. Sembra che per difendere i suoi cani dall’aggressione di un cinghiale ferito da altri, l’animale si sia rivolto anche contro di lui ferendolo gravemente a una gamba e provocandogli una emorragia che lo ha portato alla morte in pochi minuti. Vani i tentativi dei suoi amici di soccorrerlo e anche quelli dei sanitari del 118 che, arrivati a breve, ne hanno constatato la morte. Era stato un impiegato del comune e si era reso noto anche per aver partecipato, assieme ad altri 10 cacciatori, alla ricerca nella zona di Mondovì di un ragazzo olandese che aveva ucciso il padre, ritrovato poi proprio dal gruppo di cacciatori 48 ore dopo accanto a una chiesetta.

Il fatto tragico ci mette nella spiacevole condizione di cercare di trovare lo spunto per parlare dell’importanza del primo soccorso sia ai nostri colleghi cacciatori sia a noi stessi. Possiamo affermare, precisando che non siamo né medici né soccorritori né infermieri, che una delle ferite più consuete nei confronti di aggressioni da cinghiali, maschi soprattutto, è proprio alle gambe. Nei diversi corsi per selecontrollori, che siamo spesso chiamati a eseguire, una delle cose sulla quale battiamo molto è quella di non sottovalutare mai un avvicinamento ad animali feriti, specialmente cinghiali. Prima di avvicinarsi occorre la sicurezza della morte dell’animale, che non è rappresentata dal fatto di averlo visto crollare a terra. Occorre innanzi tutto rispettare i tempi previsti per muoversi a ridosso, ovvero 20-25 minuti. Approcciarli sempre, sottolineiamo sempre, da dietro. E prima di spostare, rivoltare, maneggiare la spoglia, assicurarsi che l’occhio e le palpebre dell’animale siano immobili, aiutandosi magari con un oggetto, mai con le mani.

In particolare se si parla della selezione, occorre anche ricordare che non c’è una squadra su cui fare affidamento, ma si è soli, spessissimo di notte e lontani da qualunque aiuto immediato. Con animali che, se si dovessero rialzare, scomparirebbero immediatamente dal nostro campo visivo. Grazie anche a uno stupido regolamento che impone di arrivare disarmati con arma scarica dentro al fodero, si è inoltre completamente indifesi.

Detto questo, nella battuta al cinghiale ribadiamo e sottolineiamo che almeno capisquadra e vice dovrebbero essere tenuti a conoscere le norme di primo soccorso e avere al seguito una cassetta regolamentare, che peraltro contiene poche cose. Meglio ancora sarebbe che questo fosse reso obbligatorio per legge. Una delle più importanti dotazioni è il tourniquet, o laccio emostatico, con il quale è possibile fermare una emorragia massiva degli arti. Con una emorragia all’arteria femorale si arriva alla morte in meno di dieci minuti. Per cui consigliamo di comprarlo. Allegate si troveranno le poche e semplici istruzioni. Sarebbero anche da consigliare gli speciali cerotti per chiudere ferite polmonari, e garze lunghe per almeno cercare di fermare una perdita di sangue massiva in zone inguinali. Saper trovare il proprio punto Gps, facilissimo grazie alle molte app da scaricare, per trasmettere in modo assolutamente preciso la posizione nostra o del ferito. E in zone dove i telefoni non prendono, e molte squadre lo sanno che frequentano zone che sono isolate, comprare a spese della squadra un telefono satellitare. Facciamo tesoro delle tragedie che accadono. Che debbono insegnarci a evolverci e crescere. In sicurezza.

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Fonte: armietiro
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