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Mele agli orsi: ma quale foraggiamento…
Sul giornale Il Dolomiti è comparso recentemente un articolo del suo direttore Luca Pianesi nel quale si fa un guazzabuglio di accuse nei confronti dei cacciatori e si manifesta un’evidente disinformazione sui tanto contestati foraggiamenti faunistici. Per Pianesi infatti un articoletto che riportava foto e video di orsi nella zona di Flavon, ripresi da una fototrappola, sarebbe il risultato dell’evidente malcostume dei cacciatori che si lamentano degli orsi e poi li foraggiano involontariamente avendo messo, sempre secondo lui, decine di mele per attirare i cervi e poi abbatterli. A ruota è intervenuta sul fatto anche la Lav.
In effetti sul foraggiamento agli ungulati in Trentino, spesso viene fatta disinformazione. Il foraggiamento regolare, ormai quasi completamente estinto, va a riempire le mangiatorie per ungulati, a norma di legge della provincia di Trento n. 2582 del 2013 tuttora in vigore (consultabile sul sito della Provincia), dal 15 novembre al 30 aprile. Mentre la caccia chiude il 31 dicembre. Se attuato, dal 15 novembre, il foraggiamento per i cervi viene fatto con fieno. E all’orso, il foraggio, fa proprio schifo. Quindi, sempre tenendo a mente che lo stesso in quei mesi è in letargo, non coinvolge minimamente il plantigrado. Oltretutto, sempre se attuato, è fatto in apposite mangiatoie di costruzione approvata dai vari organi. E non assolutamente, come si vede nei filmati, con mele buttate a terra. Le mangiatoie sono fatte proprio per far accedere col muso solo e unicamente ungulati, e non orsi. Inoltre sono lontane da paesi, strade, zone antropizzate eccetera, e proibite in zone con presenza del lupo. Come Flavon. Tali punti di alimentazione sono sottoposti a controllo, parere, autorizzazione, indagine, competenza da parte della Forestale. Che in Trentino non scherza affatto con i controlli. Molto capillari, professionali e sempre presenti. In quei punti, peraltro, la legge proibisce la caccia. Certi foraggiamenti sono anche autorizzati e motivati per scopi diversi, per esempio dissuasivi: per non far andare animali nei coltivati, li si nutre lontano da essi. O attrattivi, per attirarli per prelievi di controllo da parte dell’autorità. Siccome da indagini fatte nella zona di Flavon, Cles e dintorni non ci sono cinghiali, tale foraggiamento non è assolutamente per loro, come era stato affermato in un altro recente articolo della stessa testata. Altra possibilità è che le mele potrebbero essere state messe per fare foto e video da mettere poi in rete e potrebbero essere stati normali cittadini ad averle sparse. Quella dell’alimentazione degli animali selvatici per fare riprese social, è una vera piaga italiana.
L’altra opzione infine è che potrebbe anche essere stato qualche cacciatore. Molto sprovveduto evidentemente perché, oltre a essere troppo vicino al paese, non avrebbe messo fototrappole, quindi sarebbe dovuto stare appostato (e fuorilegge) egli stesso. Siccome nella nostra categoria noi non ammettiamo simili comportamenti, abbiamo anche il coraggio di chiedere a chi ha le prove, i nomi, video o foto dei responsabili, di farli presenti all’autorità. Anzi saremo i primi a denunciarli, senza se e senza ma. Ma fare una “blind transmission”, ovvero una comunicazione all’aria, dando aprioristicamente la colpa ai cacciatori anche se non si hanno riscontri al riguardo, questo non lo accettiamo.
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Fonte: armietiro
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