Orsa F36: la Lav accusa i cacciatori

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Orsa F36: la Lav accusa i cacciatori

Sono state resi noti i risultati degli esami necroscopici nei confronti del corpo dell’orsa F36, che si era resa colpevole dell’attacco ai due cittadini di Roncone ferendone uno. E anche di altri eventi. Il presidente della provincia di Trento, Maurizio Fugatti, ne aveva firmato il decreto di abbattimento, come sempre fermato dal Tar. Successivamente a settembre il corpo dell’orsa era stato ritrovato in Val Bondone, nel territorio di Sella Giudicarie. I risultati confermano l’uccisione mediante un colpo, presumibilmente d’arma da fuoco, identificato come “shock ipovolemico conseguente a lesioni traumatiche agli organi vitali causate dal passaggio di un corpo metallico trasversalmente attraverso il torace dal lato destro a quello sinistro”. I consulenti sembra abbiano chiarito che “l’animale non doveva trovarsi nella posizione di attacco”. Per cui l’animale sembrerebbe stesse sulle quattro zampe. Che potrebbe, al contrario di quanto dicono, anche essere postura di attacco. Ma, se attinta in zona laterale, probabilmente l’orsa era posta di fianco rispetto a chi ha procurato l’offesa. Parlando di offese, la Procura di Trento ha archiviato, dopo le opportune indagini, il caso. La Lav tuttavia continua ad accusare della morte dell’orsa i responsabili di un appostamento di caccia posto nei pressi del ritrovamento del corpo. Le dichiarazioni sono decisamente pesanti: “Se dovesse essere confermata la responsabilità dei cacciatori dell’uccisione dell’orsa F36 verrebbe ancora una volta dimostrata la piena contiguità tra il mondo della caccia e quello del bracconaggio, due mondi che considerano divertimento e passatempo la sofferenza e l’uccisione di esseri viventi indifesi”. “Questo caso”, proseguono le dichiarazioni, “dimostra la necessità di intervenire con maggiori e più serrati controlli nei confronti del mondo della caccia Trentino…”.

Speriamo che proprio il mondo responsabile venatorio Trentino prenda provvedimenti su chi, sentendosi forte dei vari supporti animalisti ben noti, offende e accomuna cacciatori e bracconieri nelle proprie litanie. Per parte nostra è opportuno chiarire che in primo luogo i titolari dell’appostamento sono stati controllati sia nei tempi, sia nelle armi. Questo evidentemente alla Lav sfugge o non basta. Devono essere per forza loro. Senza considerare che nessuno, nemmeno il più ingenuo, ingaggerebbe un animale protetto nei pressi del suo appostamento per poi lasciarlo lì. Il colpo potrebbe, tra l’altro, essere stato sparato da centinaia di metri di distanza, anche perché apparentemente, dai risultati autoptici, non ha avuto alcuna espansione, determinando un tramite pressoché lineare, che difficilmente è stato letale con effetto immediato. Per cui verosimilmente l’animale dopo il colpo è fuggito, ed è infine deceduto nei pressi dell’appostamento inquisito.

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Fonte: armietiro
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